Esordisce il sito del Coaching Group Italia e penso sia condivisibile affrontare un tema pilastro della nostra professione: l’empatia.
Vogliamo esagerare? Definiamola la chiave che apre la porta dell’ascolto ma anche quella che fa parlare il cuore, quella che mette allo scoperto le emozioni e quella che rende il dialogo intimo, confidenziale.
Insomma, abbiamo a che fare con un passe-partout che determina subito la qualità del coaching che sviluppiamo con il nostro cliente e che, allo stesso tempo, determina l’andamento del cammino che insieme si fa verso il raggiungimento degli obiettivi e dunque verso il successo. Per dirla in termine moderno pubblicitario : “NO EMPATIA… NO PARTY!!!” .
Partiamo allora dalla definizione di “empatia” che nella psicologia e nella neuroscienza viene definita la capacità di mettersi nei panni dell’altro, percependo in questo modo, dei pensieri e delle emozioni. È un termine che deriva dal greco “en phatos”, “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, emozioni, pensieri, stati d’animo e sentimenti.
Introdotto come concetto filosofico nella seconda metà dell’Ottocento attraverso degli scritti di Robert Vischer (filosofo e storico dell’arte vissuto tra il 1847 ed il 1933), il termine empatia veniva utilizzato, nell’ambito di una descrizione estetica, per definire la capacità della fantasia umana nel cogliere il valore simbolico della natura. Da quel momento in poi il termine fu sviluppato percorrendo svariati campi. Per esempio nell’arte e nelle neuroscienze, David Freedberg (professore di storia dell’arte) ed il nostro connazionale Vittorio Gallese (neuroscienziato all’Università di Parma) attraverso gli esperimenti sul sistema neuronale specchio, hanno dato un significato scientifico al binomio empatia-arte figurativa, confermando che l’osservazione di un’opera d’arte sia in grado di attivare il sistema motorio nell’uomo. Una specie di risonanza simpatetica che il corpo è in grado di instaurare con l’immagine!!!
La formazione da Coach mi ha portato a ritenere l’empatia una componente straordinaria della mia professione.
L’empatia si trasforma in elemento fondamentale, un legame che azzardo chiamare “simbiotico”, un alleato fedele nel momento del riconoscere delle difficoltà nel raggiungere un obiettivo o nel risolvere un problema dove si vedono più ostacoli che alleati o il semplice quando si sente “un mal di pancia”, un desiderio di cambiamento.
La possibilità che possa esserci qualcuno che “entra nelle Tue scarpe”, condivide il Tuo stato emotivo riuscendo a sintonizzarsi nella frequenza giusta per capire fino in fondo il Tuo punto di vista e quindi, leggere correttamente le Tue emozioni evitando il giudizio, la sentenza; vuol dire che sei entrato in empatia.
Allora non fa differenza se Tu sei un manager, uno sportivo, una casalinga, un gruppo di lavoro, un genitore, se giungi a questo un punto della Tua vita e senti il bisogno di essere capito nel profondo, di migliorare le Tue relazioni interpersonali o più semplicemente di essere accettato, sei in cerca di empatia.
Chiudo questa piccola pillola sull’empatia, invitandoVi a vedere il coaching e dunque la figura del Coach come un compagno di viaggio che riesce ad aiutarVi nel cambiamento, qualunque esso sia, perché prima di tutto condivide le Vostre emozioni, i vostri stati d’animo e gli accetta, gli accoglie. Grazie all’empatia riesce ad immedesimarsi a tal punto da sposare il Vostro progetto, la Vostra volontà di cambiamento, portandovi verso uno stato di benessere auto-realizzativo e di successo.
Ci aggiorniamo alle prossime pillole e invito agli approfondimenti contattando il Tuo Coach più vicino se Ti ritrovi tra le figure descritte o se semplicemente hai necessità di un compagno di viaggio che Ti aiuti con metodo ad arrivare al Tuo successo!!!
Pietro Zanin
“non scelgo, sono consapevole!”
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